Sit-in
Domenica 11 luglio ore 19:00
Sassari Fronte Tribunale
L’11 luglio 2006 Sassari e diverse altre città sarde assistettero ad una delle operazioni repressive più imponenti degli ultimi decenni, con l’arresto di 10 dirigenti e militanti di A Manca pro s’Indipendèntzia e la perquisizione di 54 compagni appartenenti a diverse aree politiche di tutta la Sardegna.
L’accusa era di appartenere a due organizzazioni clandestine, l’Organizzazione Indipendentista Rivoluzionaria e i Nuclei Proletari per il Comunismo, che nei primi anni 2000 avrebbero messo a segno alcuni attentati dimostrativi.
Pur senza che venisse reperita nessuna arma, i compagni erano inquisiti secondo l’articolo 270 bis, per associazione eversiva con finalità di terrorismo, in base ad un teorema accusatorio costruito pazientemente tagliando e cucendo anni di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Ciò che guidava questo lavoro delle forze repressive italiane era la teoria avanzata anni prima da ambienti del Ministero e dei Servizi Segreti, secondo cui in Sardegna esisteva il pericolo di una convergenza dell’anarchismo, del comunismo e dell’indipendentismo, intorno ad un progetto di matrice eversiva.
Da quel giorno si susseguirono manifestazioni di piazza in diverse città, con la partecipazione di migliaia di persone, che chiedevano la liberazione dei compagni, avvenuta quasi un anno dopo.
Da allora non si è più sentito parlare molto di questa vicenda, se non per qualche trafiletto sporadico nei giornali, e la maggior parte delle persone che allora si sentirono coinvolte probabilmente oggi la riterranno conclusa.
Invece l’operazione Arcadia continua lentamente ad andare avanti, a distanza di quasi 20 anni dall’inizio delle indagini ed a 15 anni dal giorno degli arresti.
Un’operazione repressiva mastodontica e infinita che ha portato allo sperpero di svariati milioni di euro di fondi pubblici e che nel 2014 ha dato inizio ad un processo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Sassari, con il rinvio a giudizio di 18 compagni che rischiano pene fino a 20 anni di carcere.
Fino ad ora il processo è andato piuttosto a rilento, essendo ancora in corso l’interrogatorio del primo testimone citato dall’accusa, Stefano Fonsi, dirigente della Digos di Nuoro all’epoca dei fatti contestati.
Nel mentre i compagni coinvolti in questa vicenda hanno dovuto subire carcere, licenziamenti e danni incalcolabili alla loro vita e alla loro salute che nessuno gli risarcirà mai.
Per denunciare questa terribile ingiustizia sulla pelle di 18 militanti politici e per affermare che la repressione non può passare sotto silenzio, l’Associazione Libertade organizza un sit-in l’11 luglio 2021 alle 19:00 davanti al Tribunale di Sassari, a cui invitiamo a partecipare i movimenti e i militanti di tutta la Sardegna e in particolare tutte le persone che 15 anni fa si sentirono coinvolte e indignate davanti a questo spregevole atto repressivo.

imàgine de presentada Libertade